Capitani… buongiorno…

Oggi parliamo di…

LA DUBBIA P. 3

Abramo, Sarai ed il Faraone!

Oh, l’articolo di oggi sarà divertente: vedremo che Abramo, padre dei padri della nostra tradizione religiosa, in realtà non era proprio un uomo d’onore tale da giustificare la devozione che gli viene concessa dai fedeli. Ve lo dico già: sarà solo il primo di una serie di inganni che troveremo tra questi appunti, e non saranno tutti orchestrati da Abramo…

Nell’articolo precedente pubblicato qui nel giornalino dell’Accademia abbiamo visto come l’odore della carne bruciata abbia collegamenti con lo Spazio e con le preferenze di certi individui presenti nella Dubbia.

Ho intenzione di mantenere lo stile degli articoli precedenti cominciando con la citazione di un video di Biglino, l’Essere Umano che, con un occhio rivolto ai testi antichi redatti in ebraico biblico, ci darà ogni volta degli spunti di riflessione durante la lettura di questo libro.

 

“Sappiamo che Adamo è vissuto per 930 anni (…). Poi cosa è successo ce lo racconta il capitolo 6 della Genesi: i figli degli Elohim vedono che le numerose femmine (…) degli adamiti erano appetibili (…), adatte alla riproduzione, se ne prendono quante ne vogliono e ne nasce una stirpe che è chiamata la stirpe degli Eroi, così la definisce la Dubbia (…). Quella commistione non si sarebbe mai dovuta verificare, allora ad un certo punto gli Elohim intervengono, la Dubbia ovviamente fa intervenire Yaweh [poi tradotto con d’Io, nota di C.M.B.], il quale secondo la tradizione dice “io non contenderò più con l’uomo, in fondo lui è carne, e la sua vita sarà di 120 anni”, e questa è la traduzione che ci è stata trasmessa per tradizione (…). Il professor Kamal Suleiman Salibi (…) dell’Università Americana di Beirut, lui era fondatore e direttore del centro di studi interreligionali (…), conosceva tutte le lingue mediorientali (…), e lui dice che quella frase lì che vi ho appena citato (…) in realtà è tradotta in un modo sbagliato perché viene letto in un modo sbagliato l’ebraico, perché dice che non si tiene conto di un verbo che invece lì c’è: (…) lui dice “io non arricchirò più il genere umano con l’inseminazione (…), per cui la sua vita tornerà, o rimarrà ferma, ai 120 anni” (…). Hanno inventato delle cose che nella Dubbia non ci sono, poi non le sanno spiegare e allora le mettono nel bel pacchetto del mistero al quale bisogna credere ciecamente (…). Abramo ha mantenuto lo stesso modello di trasmissione dinastica (…) degli Elohim, cioè sposare una sorellastra ed il figlio che nasce dal matrimonio tra lui e la sorellastra acquista, acquisisce i diritti di primogenitura anche se il primogenito era Ismaele (…), quello che contava era appunto il figlio maschio che nasceva da un maschio, dal padre, e da una sorellastra, figlia di stesso padre ma di madre diversa (…). Però ci sono delle cose interessanti sui patriarchi, cioè su questi che avevano un’alta percentuale di componente genetica degli Elohim, e quindi per questo motivo vivevano molto a lungo, fino a che (…) gli Elohim decidono di non apportare più il loro liquido seminale, quindi il loro DNA, e la vita si accorcia (…). Se voi andate a leggere la Dubbia (…) vedete che mentre i primi patriarchi vivevano tra i 700 ed i 900 anni, vedrete che improvvisamente, con una rapidità incredibile, l’età passa a 600 anni, poi ce n’è un gruppetto che vive intorno ai 400 anni, poi si scende ai 200 anni e poi arriviamo alla famiglia di Abramo che è appunto 175 anni, per arrivare poi a Mosè a 120 anni e così via (….). Chi dice “no, va beh, chiaro che (…) sono numeri inventati, sono numeri simbolici”, c’è chi ha proposto di dividere per 10. Bene, allora se dividiamo per 10 allora dividiamo per 10 sempre (…): Abramo ha vissuto 17 anni e Mosè ha vissuto 12 anni (…), perché altrimenti vuol dire che questi autori della Dubbia facevano un po’ come volevano (…)”.

(Cit. Mauro Biglino).

Bene, dopo questa lunga prefazione, proseguiamo con gli appunti: tutta la terra a quanto pare aveva la stessa lingua e comprendeva le stesse parole, allora gli uomini hanno deciso di costruire una torre che toccasse il cielo per restare tutti insieme: d’Io quindi interviene dicendo

“scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro”.

A parte le domande senza risposta sul perché questa scelta di d’Io, dato che non si spiega che fastidio possa dare il fatto che tutti parlino la stessa lingua, vediamo che per una breve frase si torna al plurale: come abbiamo scoperto dalle parole di Biglino in realtà questo d’Io era parte di un gruppo, per cui era assolutamente normale parlare al plurale in questo contesto, perchè è il gruppo stesso che decide di intervenire. Una delle interpretazioni possibili su questa decisione è che gli Elohim volevano impedire che gli uomini potessero effettivamente unirsi contro di loro, in questa non-troppo-metaforica scalata verso l’alto, creando quindi lingue diverse.

Dopo questo intervento di d’Io per disperdere gli uomini, riprende l’elenco dei discendenti di Sem, figlio di Noè, fino ad arrivare ad Abramo: si evidenzia come l’età massima lentamente scende, passando dai 500 anni di Sem, 200 anni di Serug fino ai 148 anni di Nacor, il nonno di Abramo.

Compare Lot, di cui Abramo è zio, e la prima moglie di Abramo, Sarai, moglie sterile. Il padre di Abramo, con una parte della sua stirpe tra cui Abramo, si sposta in un nuovo paese, Carran. Alla morte del padre, Abramo incontra d’Io che gli dice di dirigersi verso una nuova terra, promettendo benedizioni e protezione: Abramo obbedisce, partendo con Lot e Sarai, arrivando ad un paese abitato da Cananei: qui c’è un passaggio interessante che riporto così come lo trovo nella Dubbia che ho a disposizione, per poi fare un commento personale; “Abram costruì in quel posto un altare al d’Io che gli era apparso”. Se usiamo il metodo di Biglino, sostituendo alla parola “d’Io” il termine originale “Elohim”, cioè uno dei componenti di un gruppo, ecco che risulta una frase assolutamente logica: ad Abramo è apparso uno del gruppo, e lui gli ha dedicato un altare… non si capirebbe, infatti, perchè dover specificare che lo ha fatto al d’Io che gli era apparso, se quello fosse stato l’unico!

Esaminiamo ora il comportamento di Abramo, considerato dalla Chiesa il Padre di tutti i Cattolici, perché c’è un passaggio in cui si evidenzia che la sua è una moralità molto, molto, molto dubbia…

Spostandosi nuovamente per una carestia, questi arriva in Egitto dicendo queste parole a Sarai: dato che sei così bella, se tu dici che sei mia moglie mi uccidono per averti, quindi diciamo che sei mia sorella, così mi tratteranno bene; Sarai viene puntualmente presa dalle guardie e portata al cospetto del Faraone, che la prende in moglie, con conseguente unione carnale, e dona ad Abramo “greggi, armenti, asini, schiavi e schiave, asine e cammelli”. Sarà da qui che è venuto fuori il detto “cornuto e contento”?

Comunque, dopo che Abramo accetta felicemente tutti i beni in cambio della moglie, d’Io si arrabbia e punisce il Faraone. Questi, ovviamente basito dalla punizione ricevuta, chiede ad Abramo spiegazioni sul tranello moglie / sorella, e gli chiede con grande cortesia di andarsene dal suo paese, con la moglie e tutti gli averi donatigli. Ricco di bestiame, oro, argento, Abramo torna al luogo dove aveva costruito l’altare.

Avete capito bene: Abramo si sposta in Egitto, inganna un Faraone, lascia che si unisca con Sarai, ottiene in cambio ricchezze a profusione e poi torna da dove era venuto.

Abramo, e Lot che lo accompagna, hanno molti beni, troppi per poter vivere vicini, così dopo una lite tra gli schiavi dei due, Abramo dice al nipote di separarsi: Abramo si sposta a Canaan e Lot vicino a Sodoma.

Fermiamoci, proseguiremo nel prossimo articolo con la guerra che si scatenerà a breve, per proseguire con altre avventure altrettanto proficue di Abramo. Ai prossimi appunti, capitani!

C.M.B.