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Il Culto di Saturno – Parte I: Prima del Sole, la pietra nera
Dai dati che sono in nostro possesso possiamo pensare che le antiche civiltà fossero caratterizzate da un culto solare: Shamash in Mesopotamia ha una parte fondamentale nell’Epopea di Gilgamesh, Apollo in Grecia era il signore del tempio oracolare più importante di tutti, Amun-Ra in Egitto è una delle divinità preminenti.
Eppure in tempi ancor più remoti, il simbolismo non era stato solare, bensì stellare: il Sole non era per nulla considerato tra gli attori cosmici se non per fornire la misura basilare del tempo («l’aurea corda» di Omero), che in realtà era controllata da un altro attore cosmico, e cioè il pianeta Saturno, chronokrator, padrone del tempo. Il posto del Sole, in origine, era detenuto da Saturno, ed anzi, approfondendo la questione ci si accorge che i successivi dèi del Sole erano in realtà manifestazioni tarde di Saturno.
In Egitto il Sole, Amun-Ra, è rappresentato dalla tradizione come il primo re dell’Egitto, il che dimostra che la civiltà egizia era solare, come tutte le civiltà essenzialmente agricole. Ma esisteva un dio-re ancor più antico e cioè Ptah, Signore di Menfi, capitale originaria del ‘regno unito’ (Alto e Basso Egitto). Facendo pensare che Ptah fosse un’altra versione del dio solare. Inoltre la stella di Ra è Kronos, cioè Saturno. Ptah, fin dagli inizi, porta il titolo di ‘Signore del Cielo Trentennale’, cioè del periodo di rivoluzione di Saturno così da far supporre che che il Sole si fosse sovrapposto al ruolo originario di Saturno.
In Mesopotamia le tavolette cuneiformi astronomiche chiamano Saturno col nome del Sole, Shamash, e il Sole dei Greci era probabilmente Kronos ogni volta che di esso si parla come ‘Helios il Titano’. Anche in Cina (che fu certamente un altro stato agricolo) Saturno era la Stella Imperiale.
Igino l’Astronomo studioso e scrittore romano del I secolo,particolarmente attento alle fonti greche, riporta un elenco dei pianeti (gli «astri erranti», che cioè si sottraggono al moto cadenzato e regolare delle altre stelle) assai arcaico, che rimarca i primi scritti babilonesi. Per Igino (De astronomia, II, 42 e, IV 15 – 18) i pianeti sono cinque e non sette: Venere, Mercurio, Giove, Sole e Marte. Ebbene, in questo caso «Sole» è in realtà Saturno, chiamato Shamash dagli astronomi mesopotamici. Il Sole e la Luna non sono annoverati tra i pianeti, secondo la concezione protobabilonese, essendo astri di secondo piano, che non «errano» al pari dei cinque legislatori cosmici e del legislatore supremo, il «Sole» Saturno.
Secondo i Greci l’astro di Saturno rappresenta Fetonte (lo «Splendente»), il figlio di Helios che condusse il carro del Sole fuori del suo percorso abituale incendiando la terra. Ovidio dice che i cavalli si imbizzarrirono quando il Titano fu alla vista dello Scorpione. Zeus, adirato, lo colpì con la folgore, e il giovane cadde morto nelle acque del fiume Eridano. In realtà, Fetonte è Kronos-Saturno sotto mentite spoglie, il Titano che fu spodestato dal figlio Zeus.
Sempre in ambito egizio vi è un momento di passaggio tra l’antico simbolismo stellare, con protagonista Saturno, e quello solare, con protagonista il Sole. Nel Libro delle Porte si dice che: «Un’ora del viaggio notturno di Ra corrisponde a un intero tempo di vita in terra»; ora, se Ra fosse effettivamente il Sole, una simile affermazione non avrebbe nessun senso. Essa, tuttavia, acquista senso se assumiamo che Ra sia Saturno, che compie la sua rivoluzione siderale in trent’anni.
Kronos-Saturno è il signore del tempo, anzi è il tempo, sebbene alcuni studi contestino questa affermazione distinguendo tra Kronos (tempo) e Chrono (divoratore dei figli).
Dall’alto della sua orbita lontana controlla la creazione, è quasi immobile e il suo simbolo è il cubo, il suo elemento la pietra. Secondo gli scritti antichi, pur essendo in alto la sua azione si esplica nel Tartaro, negli abissi. Proprio su quella che consideravano la perpendicolare all’abisso gli antichi ponevano di solito la pietra angolare e o pietra di fondazione, delle loro città, immagini in miniatura del cosmo. La pietra (associata spesso anche a un albero) era di vitale importanza, poiché impediva alle acque abissali di salire e invadere il mondo di superficie.
Il cubo (o la sua controparte bidimensionale, il quadrato), o pietra cubica, a partire dalla dottrina platonica fino a Keplero (l’ultimo degli astrologi), è associato a Saturno, così come l’esagono, ovvero lo sviluppo sul piano del cubo, forma che comparirebbe visibile anche sulla calotta del pianeta stesso.
E il cubo nero ci riporta all’ebraismo (ricordo che la cultura ebraica è figlia di quella sumera-babilonese e che la Bibbia non è altro che un’edizione scarna degli scritti sumerici, ma questo merita un’altra ampia trattazione) e alla kabba-la, ovvero la religione del Dio-cubo. Si vedono spesso immagini di ebrei che pregano con questa forma al braccio, o tatuata addosso.
Lo Yahweh dell’antico testamento si identifica facilmente con Saturno e, chissà come mai, si riposa nel settimo giorno, che i babilonesi dedicavano proprio a Saturno.
Collegandoci alla cultura greca, la pietra è inscindibile da Saturno-Sole, come testimonia anche il betilo di Apollo a Delfi, costituito dalla pietra ingurgitata e poi vomitata da Kronos. Nell’inno orfico ad Apollo, il dio è definito, stranamente, «Menfita», ossia, «di Menfi», la città di Ptah, il Kronos egizio. La pietra di Delfi, accessorio saturnino, riporta ad una idea di lentezza del tempo scandito dalla sfera di Kronos-Saturno, che regola l’intera creazione; la pietra, che ha nel cubo il suo solido elementare, è l’unico materiale che la mano del tempo non può scalfire, è quasi un simbolo del tempo stesso. Ed anche Apollo veniva frequentemente associato ad una pietra.
Passando alla tradizione induista, vi si può associare anche la figura di Shiva, «Signore del triplice tempo», il cui attributo, il lingam, è in genere rappresentato da una pietra nera.
Laddove vi sono pietre “oracolari” vi è Saturno. Kronos è il vero signore del tempo arcaico, deus faber, artifex del tempo che non conosce ancora il concetto di eternità, ma legato ad una visione circolare del tempo. E guarda caso Kronos è molto in assonanza con koronous, ovvero “che guarda se stesso”, o “koronòs” cioè “curvo”, “ricurvo”, epiteto spesso a lui dedicato… e da “Koronous”-”koronòs” a “corona” la strada è breve (stirpi regali…?). Da notare poi che in greco Korone significa corvo, animale associato al latino Saturno, al nordico Odino e sacro ad Apollo…
Ma ritorniamo all’ebraismo.. El Elyon, El l’Altissimo il cui sacerdote sarebbe stato il misterioso Melkisedek (lett. «Il mio re è giusto») sembra essere una manifestazione primordiale di Kronos-Saturno. El è il dio supremo, singolare di Elhoim (che viene erroneamente tradotto con “dio” al singolare, mentre è un plurale) ma quell’aggettivo Altissimo può essere collegato alla lontananza del pianeta Saturno.
Tutte queste corrispondenze del Dio supremo non sono di origine metafisica ed astratta ma di natura cosmogonica e derivano da un’attenta osservazione del cielo e dall’accesso a conoscenze che ancor oggi restano oscurate… (da chi…perchè…????), da quel quid che l’essere umano dei nostri giorni sembra aver dimenticato…
Termina qui la prima parte della nostra trattazione su Saturno. Nel prossimo appuntamento ci soffermeremo maggiormente sulle manifestazioni Saturnine nelle civiltà a noi note…passate e presenti…
Buona Riflessione….
F. B.
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